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(29 aprile 1892 - 10 agosto 1944)
Ottenuta la licenza per insegnare, Salvatore
Principato lascia la natia Sicilia per trasferirsi
a Vimercate dove dal 1913 al 1915 esercita la
professione di insegnante elementare.
Nonostante fosse un dichiarato non interventista,
con l'entrata in guerra dell'Italia si vede
costretto a partire per il fronte italiano, dove si
guadagna una medaglia d'argento al valore militare.
Nel 1918 torna a Vimercate, ma già nel 1919,
avendo vinto un concorso per una cattedra da
insegnante indetto dal Comune di Milano, si
trasferisce nel capoluogo lombardo. Qui si unisce
ai socialisti ed inizia a frequentare la casa di
Filippo Turati e Anna Kuliscioff. Le sue idee
politiche non passano inosservate, tanto che, nel
marzo del 1933, viene arrestato e portato prima a
San Vittore, quindi a Regina Coeli. Rilasciato ed
assolto dalle accuse rivoltegli, torna ad insegnare
a Milano.
Durante la Seconda guerra mondiale, a causa dei
bombardamenti degli alleati, torna ad abitare a
Vimercate, pur continuando ad insegnare a Milano.
Nel luglio 1944 viene arrestato per la seconda
volta dai fascisti: rinchiuso nel carcere di Monza,
ai primi di agosto è spostato a San Vittore, ma il
soggiorno nel carcere milanese sarà
drammaticamente breve. Svegliato all'alba del 10
agosto, Salvatore Principato viene condotto in
Piazzale Loreto; qui i nazifascisti, con l'intento
di compiere un atto di rappresaglia per l'esplosione
di una bomba partigiana in Viale Abruzzi, lo
fucilano con altri 14 patrioti, passati alla storia
come "i martiri di Piazzale Loreto".
All'indomani della Liberazione, Vimercate gli
dedica la via di accesso al Campo Sportivo,
precedentemente denominata Via del Littorio.
Riferimenti bibliografici:
- Comitato Unitario Antifascista di Vimercate,
Vimercate nella storia contemporanea: 1918-1945,
Vimercate, Comune di Vimercate, 1985.
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