Convento di San Francesco (Casa Banfi)
La fondazione del convento si deve ai Francescani del vicino monastero di
Oreno nella prima metà del XIII secolo. Gli edifici subirono poi varie
trasformazioni ed ampliamenti, tra cui la dotazione, ad opera di Francesco
Sforza durante il suo soggiorno vimercatese nel 1450, di una nuova cappella
nella chiesa, dedicata a San Giovanni.
Soppresso dalla Repubblica Cisalpina nel 1798, il convento venne acquistato
dalla famiglia Banfi, che ne è l'attuale proprietaria.
Il complesso conventuale è articolato intorno al
chiostro,
ristrutturato nel XVI secolo e chiuso a sud dalla chiesa; vi sono collegati
inoltre altri edifici ad uso residenziale e una interessante corte rustica,
con muro di cinta e portale verso la strada che risalgono al XII-XIII secolo.
La
chiesa,
a navata unica con tre altari, edificata alla fine del XIII secolo, vide un
primo intervento di ristrutturazione a metà del XV secolo. L'edificio venne
quindi allungato alla fine del Seicento e dotato di una nuova facciata di
mattoni a vista nel Settecento.
Nel convento rimangono interessanti
dipinti.
Un affresco, ancora bizantineggiante, del quarto decennio del XIV secolo,
rappresentante la
Madonna della Misericordia,
mentre sulle pareti del campanile della ex chiesa sono presenti parti
superstiti di un ciclo trecentesco di vasto respiro, illustrante scene della
vita di Cristo e immagini di devozione.
L'affresco della
Crocefissione e Santi
del 1354 è l'unico presente nel convento di San Francesco di cui si conosca la
datazione precisa. Si presenta ora diviso in due parti: a destra la
Crocefissione, con al centro il crocifisso e ai lati la Vergine e San Giovanni
Evangelista; sulla parte sinistra sono invece raffigurati due santi: San
Giovanni dei Pellegrini e Santa Francesca Romana. Le due scene sono separate
da una sottile colonna tortile policroma. L'opera, una bella composizione
caratterizzata da disegno fermo e sapiente uso del colore, è una prova della
diffusione dell'arte giottesca in tutta la Lombardia nella prima metà del
Trecento.